giovedì 24 maggio 2007

La pioggia nel pineto



Taci.

Su le soglie del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono,
e il mirto
altro suono,
e il ginepro
altro ancora,
stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono
come le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome Ermione.
Ascolta, Ascolta.
L'accordo delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo si fa
sotto il pianto che cresce;
ma un canto vi si mesce più roco
che di laggiù sale,dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne.
Sola una nota ancor trema,
si spegne,risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare l'argentea pioggia che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda più folta, men folta.
Ascolta.La figlia dell'aria è muta:
ma la figlia del limo lontana,
la rana,canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere;
non bianca ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi
fresca aulente,
il cuor nel petto è come pesca intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude ci allaccia
i malleoli c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove
su i nostri volti silvani,
piove
su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude novella,
su la favola bella
che ieri m'illuse,
che oggi t'illude,
o Ermione.


Gabriele D'Annunzio

Nessun commento:

 
Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.